Origini filosofiche

Avere una infarinatura sulle origine filosofiche delle pratiche taoiste aiuta a comprenderne il senso ed a migliorare le risposte fisiche e mentali. 

Professor Georges Charles
Professor Georges Charles

Le arti taoiste trovano nella filosofia di Laozi e dei suoi allievi Zhuangzi e Liezi le basi teoriche e pratiche. Laozi è considerato il padre del taoismo e l’autore del testo Dao de Jing tradotto anche come "Il Canone della Via e della Virtù". I filosofi taoisti erano importanti interlocutori per i governanti illuminati del tempo e la loro filosofia assieme al confucianesimo è rimasta il pilastro del pensiero cinese con la sua scrittura così particolare e la sua poesia.

Daodejing
Daodejing

Tutti gli antichi hanno avuto i loro filosofi. A certe riflessioni si arriva comunque e ovunque. I filosofi taoisti erano però scevri dai concetti manichei e davano al corpo e alle pratiche di benessere grande importanza. Forse è questo il motivo per cui tale filosofia è sopravvissuta nei secoli, ha oltrepassato i confini della Cina, ha raggiunto i lavoratori del benessere di tutto il mondo, ed ha ispirato coaches, counselors, psicoterapeuti.

Stiamo parlando di una strana filosofia che toglie il potere alle parole per darlo alle seguenti tre pratiche:

  • Movimento che nasce dall’Intenzione
  • Contemplazione
  • Meditazione che non va a realizzarsi dell’ascesi ma nella quotidianità

 L’idea centrale  è che sia l’energia a muovere tutto, macrocosmo (cosmo, universo) e microcosmo (essere umano e ciascun altro essere vivente). Il Tao è l’energia del movimento perpetuo, è il ritmo incessante della distinzione primaria Yin e Yang, opposti in continua relazione di dipendenza tra loro. 

In questa filosofia il “non” essere è l’essenza del tutto:

 

Si lavora l’argilla per fare un vaso ma l’utilità del vaso sta

dove non c’è nulla. 

Per fare una stanza si aprono porte e finestre ma l’utilità della stanza

sta dove non c’è nulla

 

Lao zi

 

L’utilità sta nel vuoto, nell’assenza. Ciò nella nella pratica che diventa "ziran", movimento spontaneo, da cui la metafora dell’acqua che scorre e che viene contrapposta alla forza del pieno, della imposizione e della prescrizione.

Non fare è il principio dello sforzo inverso, quello che dice che le cose vanno in un modo e non possono andare diversamente. Bisogna lasciare che vadano senza forzare,  come per le acque di un fiume,  se non si vuole che si trasformino in acqua stagnante, da cui la massima taoista con il minimo sforzo ottengo il massimo del risultato.  Ciò non significa non agire, come potrebbe apparire ad un lettore occidentale, significa cogliere le opportunità ma anche saper lasciare andare.

Si tratta di comprendere l'importanza del Vuoto anche se i taoisti hanno impostato tutta la loro vita sull'Equilibrio dinamico tra Pieno e Vuoto, tra Affermazione e Negazione,  un equilibrio che travalica il confine del formalismo e abbraccia la spontaneità del gesto.